Le ragioni cristiane

Secondo la rivelazione cristiana, l’uomo e la donna sono stati creati da Dio a sua immagine e somiglianza fin dal concepimento e sono chiamati per amore, ad amare attraverso il dono personale di se stessi per amore suo e del prossimo. Nel matrimonio, elevato a sacramento, il gesto sessuale non esprime solo l’amore reciproco tra i due sposi, ma anche l’amore eterno e fecondo per l’umanità del suo Creatore, uno e trino, il quale affida agli sposi il nobilissimo compito di collaborare con lui alla generazione di nuove vite e “che attraverso di loro continuamente dilata e arricchisce la sua famiglia” (Gaudium et Spes, n. 50). L’amore coniugale per opera del sacramento è purificato dalla tendenza della sua componente possessiva a prevalere su quella oblativa / donativa ed è trasfigurato in tutti i suoi valori e in tutte le sue esigenze, incluso il linguaggio della sessualità. 

Nella vita coniugale, qualora vi sia un motivato bisogno di rinviare un concepimento, si vive una procreazione generosa e responsabile ricorrendo all’uso dei periodi infertili, ciò comporta la messa in atto tra i coniugi di quell’attitudine alla donazione e all’accoglienza reciproche e totali che trova nella dinamica dell’amore divino il suo modello di riferimento, quale ci è rivelato nei misteri della Trinità e dell’Incarnazione. Nel 1968 Papa Paolo VI muovendo dalla “visione integrale dell’uomo e della sua vocazione non solo naturale e terrena ma anche soprannaturale ed eterna” (Humanae Vitae n.7), affermava che la Chiesa “è fondata sulla connessione inscindibile che Dio ha voluto e che l’uomo non può rompere di sua iniziativa tra i due significati dell’atto coniugale, il significato unitivo e il significato procreativo. Salvaguardando ambedue questi aspetti essenziali, unitivo e procreativo l’atto coniugale conserva integralmente il senso del mutuo e vero amore e il suo ordinamento all’altissima vocazione dell’uomo alla paternità” (H.V. n.12). “Se dunque per distanziare le nascite esistono seri motivi, derivanti o dalle condizioni fisiche o psicologiche dei coniugi, o da circostanze esteriori, la Chiesa insegna essere allora lecito tener conto dei ritmi naturali immanenti alle funzioni generative per l’uso del matrimonio nei soli periodi infecondi e così regolare la natalità senza offendere i principi morali che abbiamo ora ricordato” (H.V. n.16). Paolo VI concludeva ribadendo che è da escludere come intrinsecamente disonesta “ogni azione che o in previsione dell’atto coniugale o nel suo compimento o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali si proponga come scopo o come mezzo di rendere impossibile la procreazione.” (H.V. n.14)

L’insegnamento della Chiesa Cattolica è sempre rimasto costante nel tempo a partire da Pio XII nel 1951, proseguito con Paolo VI e continuato da Papa Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco. Papa Giovanni Paolo II in numerosissimi interventi ha mostrato la sua grande sollecitudine per la promozione di un amore coniugale autentico, a beneficio dei coniugi e delle famiglie e per l’avvento di una nuova civiltà dell’amore. Se ne accenna qualche citazione. Nel discorso a un seminario di studio sulla procreazione responsabile, il 17 settembre 1983 egli disse: “Nell’atto che esprime il loro amore coniugale gli sposi sono chiamati a fare di se stessi dono uno all’altro: nulla di ciò che costituisce il loro essere può essere escluso da questa donazione”.

La falsificazione contraccettiva dell’amore coniugale è messa chiaramente a nudo nelle seguenti espressioni di Papa Giovanni Paolo II: “L’atto contraccettivo introduce una sostanziale limitazione all’interno di questa reciproca donazione ed esprime un obiettivo rifiuto a donare all’altro tutto il bene della femminilità o della mascolinità. In una parola la contraccezione contraddice la verità dell’amore coniugale.” E aggiungeva: “All’origine di ogni persona umana v’è un atto creatore di Dio; nessun uomo viene all’esistenza per caso; egli è sempre il termine dell’amore creativo di Dio. Da questa fondamentale verità di fede e di ragione deriva che la capacità procreativa inscritta nella sessualità umana è – nella sua verità profonda – una cooperazione con la potenza creativa di Dio. E deriva anche che di questa capacità l’uomo e la donna non sono arbitri , non sono padroni, chiamati come sono in essa e attraverso di essa ad essere partecipi della decisione creatrice di Dio.” Ne consegue che “Quando pertanto mediante la contraccezione gli sposi tolgono all’esercizio della loro sessualità coniugale la sua potenziale capacità procreativa essi si attribuiscono un potere che appartiene solo a Dio: il potere di decidere in ultima istanza la venuta all’esistenza di una persona umana. Si attribuiscono la qualifica di essere non i cooperatori del potere creativo di Dio ma i depositari ultimi della sorgente della vita umana”.

Davanti alle difficoltà di vario genere che gli sposi incontrano nell’incarnare la “verità” dell’amore coniugale, a cominciare dalla difficoltà a comprendere la preziosità dei valori insiti nella norma morale Giovanni Paolo II parlando ai partecipanti a un corso sulla procreazione responsabile, il 1 marzo 1984, dava una precisa e inequivocabile risposta, riproponendo una verità centrale dell’etica cristiana, citando un passo di S. Andrea di Creta (Discorso I: PG 97,806): “La legge fu vivificata dalla grazia…; la legge che prima costituiva un onere gravoso e una tirannia, diventò per opera di Dio, peso leggero e fonte di libertà.” E aggiungeva: “Lo Spirito, donato ai credenti, scrive nel nostro cuore la legge di Dio così che questa non è solo intimata dall’esterno, ma è anche e soprattutto donata all’interno. Ritenere che esistano situazioni nelle quali non sia fatto possibile agli sposi essere fedeli a tutte le esigenze della verità dell’amore coniugale equivale a dimenticare questo avvenimento di grazia che caratterizza la Nuova Alleanza: la grazia dello Spirito Santo rende possibile ciò che all’uomo, lasciato alle sole sue forze, non è possibile.” Il Papa concludeva invitando a una spiritualità coniugale che faccia spazio alla vita sacramentale quale sorgente del dono dello Spirito: “E’ necessario, pertanto sostenere gli sposi nella loro vita spirituale, invitandoli a un frequente ricorso ai sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia per un ritorno continuo, una conversione permanente alla verità del loro amore coniugale.

E’ bello citare infine la certezza che Giovanni Paolo II esprimeva nel suo messaggio indirizzato il 7 ottobre 2002 ai partecipanti al Congresso Nazionale di Formazione e Aggiornamento per insegnanti dei Metodi Naturali, svoltosi per iniziativa di questa associazione: “Siate certi che proprio così, nella coerente fedeltà al disegno di Dio sull’amore umano, si promuove un’umanità più matura e si contribuisce alla civiltà della vita.

La regolazione naturale della fertilità significa autocontrollo per amore” (Madre Teresa di Calcutta)
 

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